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giovedì 31 agosto 2017

A cosa servono i gruppi su facebook?

Chi non possiede un account di facebook oggi? E chi non fa parte di qualche gruppo? Penso quasi tutti. Da non confondersi con i “Forum” i quali sono cosa completamente diversa, sia per struttura che per sostanza. Infatti i forum girano su piattaforme come Wordpress, Drupal o Joomla, ed hanno un proprio “dominio”. Giusto una piccola infarinatura, nei forum ci sono vari livelli, Administrator (Amministratore), Moderatori e gli utenti. Sono strutturati per argomentazioni d’interesse, in rete se ne trovano di tutti i tipi, io personalmente li trovo molto utili, è impossibile uscire fuori dai binari. Ora parliamo dei gruppi su Facebook, che funzionano in un modo completamente diverso – dove c’è troppa democrazia regna l’anarchia – rispetto ai forum. Tutti possono aprire un gruppo su FB, per i forum necessitano un minimo di competenze. Chi apre un gruppo su FB è anche – il cosi detto admin – comandante della nave, si possono nominare i moderatori e poi ci sono gli utenti. I gruppi possono essere pubblici o privati – i chiusi hanno il sapore di sette chiuse poco trasparenti – per pubblici si intende visibile a tutti, per privati solo ai partecipanti. Si possono mettere delle restrizioni, nella configurazione del gruppo si possono anche mettere parole da bloccare – ma l’algoritmo su FB non funziona bene – e cosi tutti possono “postare” di tutto. Ma adesso entriamo nel vivo di questi gruppi – io sono iscritti a molti gruppi – li guardo quando ho tempo, naturalmente la priorità è in relazione agli argomenti trattati, se poi voglio farmi due risate guardo quelli che non hanno un filo logico per la propria esistenza. Non so voi, a me alcuni gruppi mi mettono allegria, quando leggo il contenuto di alcuni post. E pure quando quando apri FB trovi in evidenza “a cosa stai pensando? - e qui bisogna stare molto attenti perché il Mister Hyde che è in te, inizia a fare danni – ti trovi volontariamente a vestire i panni del ci detto “Leone da tastiera”, qualche like e ti illudi subito di essere una star. E qui subentra la visione di Umberto Eco. In tutta onestà la cosa che mi diverte in particolar modo, è quella che molti – involontariamente - si imbattono in argomentazioni che non conoscono, e insistono nel portare avanti ragionamenti che vanno oltre le regole democratiche, o quanto meno illudendosi che quello che postano sia il verbo, spesso recando offese a chi non la pensa come loro. Però quando poi queste persone le incontri da vicino, si nota subito la loro fragilità, ritornando i “dottor Jekill” della vita quotidiana. Questo lo possiamo definire il bello della rete.

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